OGGI, PIU’ CHE MAI SIAMO DONNE COSTRUTTRICI DI PACE

25 APRILE 2024

Isa Maggi Stati Generali delle Donne

Gli Stati Generali delle Donne e l’Alleanza delle donne già dal il 25 aprile 2022 avevano dedicato questo giorno alle Donne costruttrici di pace ed oggi rinnoviamo questo impegno perché è sempre più urgente il tempo di costruire presidi di resistenza e di tendere tra loro dei fili con ostinazione e soprattutto con coraggio.

Il coraggio di noi #donne.

È venuto il tempo di tessere di città in città una rete per far sentire meno sola chi non si rassegna al linguaggio della violenza,della indifferenza, della guerra.

Siamo ancora qui a constatare che la logica della contrapposizione delle armi prevale nella soluzione dei conflitti internazionali. E quello che più desta meraviglia è l’incapacità dell’uomo di cogliere gli insegnamenti della storia.

Ancora più doloroso è il riflesso di quanto sta succedendo su donne e bambini/e nel conflitto Ucraina/ Russia, a Gaza, negli altri paese dove, in maniera non raccontata esistono conflitti irrisolti.

Come scrisse Piero Calamandrei “il carattere che distingue la Resistenza da tutte le altre guerre, anche da quelle fatte da volontari, anche dall’epoca garibaldina, è stato quello di essere più che un movimento militare, un movimento civile”.

Furono eroiche le donne che diedero il loro contributo alle lotte partigiane, che per tanti mesi lavorarono per un salario di fame,fecero lunghe ed estenuanti code per sfamare i propri figli a casa, sempre con il pensiero costante al figlio o al marito in qualche lontano fronte di guerra.

In quel giorno del 1945 era nata l’illusione che l’idea stessa di guerra fosse sconfitta e che ci attendeva un futuro di pace e benessere. Sembrava che le guerre non dovessero più succedere ma già nel 1946 iniziarono la guerra in Indocina e quella civile in Grecia e poi il conflitto nei Balcani all’inizio degli anni ’90, con decine di migliaia di vittime, per la gran parte donne e bambini, anche con responsabilità di molti paese occidentali.

Ma, lo sappiamo, non tutte le vittime sono uguali, neppure in Europa.

Non crediamo che insistere nell’armare una delle parti, anche se la parte aggredita, con ordigni sempre più sofisticati e potenti sia nell’interesse della pace.

Semmai giova ad altri interessi.L’industria bellica, le compagnie di combustibili fossili minacciati dalla conversione energetica, le lobby dell’industria pesante hanno sempre considerato la guerra e le ricostruzioni un’immancabile occasione per enormi profitti.

Riteniamo che oggi lo sforzo di tutti i Paesi Europei debba essere quello di porre fine alle ostilità, dando vita a ogni iniziativa diplomatica per perseguire un accordo che tenga ovviamente conto delle necessità inderogabili dell’Ucraina, che è e rimane il Paese aggredito e che possano nascere due Stati in Palestina e in Israele

Il 25 aprile non è una Festa di guerra, ma di Pace e di Liberazione dalla violenza in ogni sua forma.

Le donne , noi donne, dovremo giocare un ruolo importante perché la pace non è sufficiente a garantire la libertà ma senza la pace non può esistere libertà.

Insieme dobbiamo definire le idee e le politiche per cambiare, a partire dalla necessità di prendersi finalmente cura delle persone, dei loro diritti e dei loro bisogni e della Madre Terra che ci ospita, per andare oltre la continua emergenza e per ricostruire con fiducia una speranza di futuro e di presente.

Chiediamo che l’Europa e chiediamo a chi si candida nelle prossime elezioni europee di giugno si faccia con noi promotrice di una Conferenza Internazionale di pace.


Non permettiamo che la sofferenza vissuta dai nostri nonni e nonne e ed il sacrificio di tanti di loro sia stata vana. Diffondiamo oggi, 25 aprile, l’aria della vera libertà.

Scriveva Carlo Cassola, in “La ragazza di Bube”

“È cattiva la gente che non ha provato il dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno”.

Il libro è la storia di due adolescenti che rischiano il loro amore in un clima di morti dettate dalla ideologia fascista e dall’ardore partigiano della Resistenza. 

Ambientato negli anni dell’immediato dopoguerra, racconta la storia di Arturo Cappellini, detto Bube, soprannominato il «Vendicatore», e Mara Castellucci, la sedicenne selvaggia che vive con la madre, il compagno della madre, fervente militante comunista, e il fratello Vinicio.

Il romanzo, Premio Strega nel 1960, descrive il mondo contadino della Valdelsa, povero e selvaggio, bucolico e distrutto dalla brutalità fascista, salvato dalla resistenza.

L’amore veglia il dolore e la mancanza, ricostruisce una pacificazione esistenziale, affettiva, non senza ferite e sangue.

Con Mara la Resistenza prosegue, in quell’atto di fede, quella semplicità che desidera restare umana nell’attesa del ritorno del suo amore.

E dunque è anche la storia della Resistenza di Mara, della fedeltà della ragazza di Bube. (“Anche l’affetto è un dovere”).

Un romanzo d’amore e di formazione, che con una scrittura semplice e realistica ci fa comprendere la natura intima dei personaggi e pone l’accento sull’inutilità dell’odio che cresce ancora tra noi.

Ma voglio oggi ricordare anche Rossana Rossanda nata il 23 aprile 1924.,100 anni fa. Si è compiuto ora il secolo di Rossana Rossanda.

La ricordiamo anche con quanto da lei scritto in “La ragazza del secolo scorso”:

“Prendere e portare stampa clandestina, messaggi, armi, medicine, fasce e cercar soldi con l’aria di fare un favore a chi te ne dava non era difficile. Gli appuntamenti erano precisi, nessuno mancava e se mancava si sapeva che cosa fare, chi avvertire e come. Non ci facevamo domande, ci proteggevamo l’un l’altro. E si tastavano in giro gli umori, le caute disponibilità, di chi magari non aveva saputo a chi rivolgersi, dove dar la testa…. 

…. Era una liberazione, la liberazione. La fine di un’angoscia, la fine di un’epoca, si sarebbe ricominciato tutto, per qualche giorno fui trasportata anche io, anche Mimma quel tanto che potevo nel silenzio di mio padre, anche lui sollevato, ma c’era fra noi quel gelo. In piazzale Loreto guardai i corpi sospesi per i piedi. (…)

Oggi qualcuno si indigna che piú d’una vendetta fosse tratta a guerra finita, in quei giorni e dopo. Come se una guerra che era stata anche fra la stessa gente si chiudesse a una certa ora. Non si chiude niente finché il tempo non passa e oblitera, lasciando lungo la strada chi non sa dimenticare. E noi non tornavamo integri a casa come gli inglesi o i russi o gli americani. Noi avevamo un lungo strascico che sprofondava negli anni di complicità o inerzia.”

W la Democrazia e la Repubblica Italiana!

W l’Europa pacifica dei Popoli e delle Nazioni

Lascia un commento